Introduzione alla comunicazione politica - parte seconda
Schema della lezione tenuta per il corso di Teoria e tecniche delle comunicazioni di massa, docente prof. Grandi, Università di Bologna, 9 Gennaio 2003
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Alcune
precisazioni sulla scorsa lezione
Inoltre,
gli esseri umani hanno la tendenza a completare i loro schemi cognitivi
con gli elementi mancanti, se questi possono aiutare a formare un quadro
coerente con le proprie premesse (teoria della Gestalt,
triangolo di Kanisza).
Quindi,
il “carattere” e l’”immagine” servono agli elettori per completare gli
schemi e le idee che si sono costruiti sui candidati e sui partiti/coalizioni
che rappresentano
-
competenza:
che cosa ha fatto nella vita? Si è mai occupato dei problemi che dichiara di
saper risolvere? (Prodi: il professore, Berlusconi: l’imprenditore)
-
fiducia:
gli importa di noi? È come noi? Ci assomiglia? Ha a cuore nella vita privata i
problemi di cui parla nella vita pubblica?
Domanda:
se la coerenza è così importante, come ha fatto Berlusconi a presentarsi nella
campagna del 2001 come un presidente “operaio”, “ambientalista”,
“imprenditore”, “amico”, che a cuore gli anziani, tutte queste cose allo
stesso tempo?
-
Facendo leva su episodi e racconti
della sua vita personale: il self-made man che suonava sulle navi da crociera (“operaio”),
l’uomo con il pollice verde (“ambientalista”), l’imprenditore di
successo che non ha mai licenziato nessuno dei suoi dipendenti, l’uomo che
riserva continue attenzioni alla “mamma” (ha a cuore gli anziani), la
persona affabile e cordiale con tutti (“amico”).
-
Quindi, la personalizzazione
integra e rafforza la credibilità dei programmi, i tratti personali
“riempiono i vuoti” nel ragionamento degli elettori.
-
Desiderabile o meno, questa è la
forma della politica nell’era dei mass media.
Il
marketing politico e le strategie di campagna elettorale
Fasi
strategiche della campagna elettorale
1)
Analisi della situazione politica
2)
Elaborazione della strategia
a.
Candidate
concept
b.
Agenda
setting
3)
Conduzione della campagna
a.
Comunicazione del candidate
concept
i.
Coerenza
tra i vari messaggi
ii.
Competenza
e fiducia
b.
Piano di comunicazione
i.
Scelta
dei pubblici target: segmentazione del mercato in base ai bisogni, attenzione a
non promettere cose diverse a pubblici diversi.
ii.
Pianificazione
dei temi da proporre e del timing
1.
Pochi temi, su cui si detiene un
vantaggio competitivo.
2.
Elaborazione di talking
points su cui uniformare la comunicazione.
3.
“Ripetere, ripetere, ripetere”.
4.
Adattarsi rapidamente (e in modo
apparentemente lineare) ai cambiamenti (spesso bruschi) nell’agenda politica.
5.
Monitorare attentamente le mosse
dell’avversario e controbattere rapidamente (track
and counterattack, Clinton 1992).
6.
“Sbilanciare l’avversario”
vs. “Tenere la barra dritta”.
iii.
Costruzione
del mix di comunicazione
1.
Retail
campaigning/Wholesale campaigning
a.
Differenze tra campagne locali e
nazionali. Nelle elezioni politiche si gioca su entrambi i terreni (ma l’Ulivo
gode di un vantaggio sul territorio, che la Cdl ha compensato nel 2000 e nel
2001 spersonalizzando le competizioni locali: “Una scelta di campo”, “La
scelta decisiva”).
b.
Rose
Garden Strategy per i candidati in
carica: presentarsi solo in occasioni e vesti ufficiali, mostrando di non temere
l’avversario e di avere a cuore gli interessi dei cittadini.
c.
Eventi pubblici come pseudo-eventi
utili per attirare copertura mediatica (Tax
Day, Security Day, Information Day).
2.
Free
media/Paid media
a.
Norme: par
condicio dal 1996, divieto sostanziale di spot elettorali dalle elezioni
regionali del 2000 in Italia.
b.
Free
media: gratuiti, alto valore di
esposizione, negoziazione dei formati (ospiti, ambientazione, altri politici
presenti, claque…), ruolo dei
conduttori, soft news,
spettacolarizzazione, personalizzazione, attenzione sui leader,
confronto/conflitto con altri politici, riduzione drastica dei tempi di parola
dei politici, frammentazione del discorso politico (sound
bites, “pastone politico”), negativismo e critica giornalistica alla
politica (Patterson), giornalismo interpretativo, giornalisti come “critici di
teatro post-moderni” (Curzio Maltese, Alessandro Baricco…)
c.
Paid
media: costi e coperture diversi,
diversa ricchezza del messaggio diffuso (normalmente si parla di un trade-off tra richness, la
ricchezza del messaggio diffuso, e reach,
il raggio di diffusione del messaggio, dovuto a fattori non solo tecnici ma
anche legati all’attenzione del pubblico).
Principale
vantaggio: controllo totale del messaggio da parte del candidato e del
suo staff (vs. situazione controllate da altri o incontrollabili, es. diretta
televisiva, cfr. Berlusconi 1994 e 2001, ma non 1996).
Messaggi
di massa vs. messaggi personalizzati
i.
Display
graphics (volantini, striscioni, manifesti, gadget…)
ii.
Direct
mailing (high
interest, low backlash). Esempio più
clamoroso: “Una storia italiana”
iii.
Telefono
(anche con messaggi gestiti da computer)
iv.
Numeri
verdi
v.
Videocassette
(Clinton 1992)
vi.
Infomercials
(tradizione americana, in Italia attualmente sono concessi gratuitamente ai
partiti in fasce orarie svantaggiate)
vii.
Spot
televisivi e radiofonici
viii.
Pubblicità
sulla stampa
ix.
Internet
(siti Web, banner e soprattutto email)
1.
il candidato diventa “editore di
se stesso” scavalcando la mediazione giornalistica
2.
si crea un nuovo rapporto con i
volontari a diversi livelli di coinvolgimento; si incoraggia al forwarding
e a segnalare le iniziative agli amici attraverso l’email
3.
applicazioni interattive (Bush
2000: calcolo della riduzione delle tasse in base al proprio reddito)
4.
raccolta di fondi, specie tramite
email
5.
si mette a disposizione della
stampa e dei media una fonte di informazione ufficiale e sempre aggiornata in
tempo reale, possibilità di fornire contenuti multimediali ai media locali che
non potrebbero procurarseli direttamente
6.
conferisce un connotato innovativo
all’immagine del candidato (negli USA non più, in Italia ancora per poco).
Ogni
campagna elettorale ha la sua storia: in genere quasi tutti i mezzi disponibili
vengono impiegati, ma uno o due hanno la prevalenza sugli altri. Come in tutte
le campagne, chi riesce a proporre qualcosa di nuovo ha un vantaggio sugli
avversari (esempi: Clinton, Prodi, Berlusconi).
Le
scelte devono tenere conto delle capacità e delle disposizioni dei
candidati/partiti.
c.
Organizzazione: volontari o
professionisti (professionalizzazione della comunicazione politica, riduzione
del numero e del ruolo dei volontari), partiti di notabili e partiti di
iscritti.
d.
Raccolta di fondi
i.
La
campagna elettorale del 2000 negli Stati Uniti è costata, tra Presidenza e
Congresso, circa 3 miliardi di dollari.
ii.
Anche in
Italia si sta ponendo il problema della raccolta di denaro privato da spendere
nella campagna elettorale.
iii.
Opzioni: fat
cats o piccole contribuzioni individuali.
iv.
Problemi
etici.
v.
Problema
della ricchezza personale: i politici devono essere rich or beggars?
vi.
Paradosso:
sempre più denaro speso per sempre meno elettori.
e.
Invito al voto (get
out the vote)
i.
Incentivare
o disincentiare al voto?
ii.
Metodi
per incentivare: più legati alla presenza fisica sul territorio che alla
comunicazione massmediale, fiducia nel sistema politico, presenza associativa
sul territorio.
iii.
Metodi
per disincentivare: campagne elettorali soft,
understatement, anche comunicazione
negativa che deprime e allontana gli elettori (teoria sostenuta negli Stati
Uniti dove la maggior parte degli spot sono negativi).
1.
Elezioni amministrative 1999 a
Bologna: calo dell’affluenza, sia nel primo turno, sia soprattutto tra il
primo e il secondo turno.
2.
Elezioni politiche 2001: Mannheimer,
“mobilitazione drammatizzante”, appelli basati principalmente sulla paura:
81,2% di affluenza elettorale (1996: 82,9%, calo contenuto rispetto alle
previsioni).
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Copyright 2003 Cristian Vaccari
c.vaccari@libero.it
Ultimo Aggiornamento: 6 Gennaio 2003