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Perché non siamo contenti della nostra democrazia (e cosa possiamo fare per migliorarla)

I politici sono meno responsabili di fronte ai cittadini se i cittadini non partecipano alla politica e se non sanzionano con il loro voto i comportamenti che non gradiscono. Tuttavia, la sanzione del voto, a valle, è più probabile se c’è (stata) partecipazione, a monte. Cioè se l’opinione pubblica si è informata, mobilitata, schierata sui temi politici più salienti. Quando poi voteranno, i cittadini rifletteranno sui temi politici che stanno loro a cuore, cercheranno di collegare i risultati ottenuti ai politici che li hanno prodotti, valuteranno la qualità dei risultati, e sceglieranno. Ovviamente, terranno conto anche di tutto quello che sanno già di politica, e presumibilmente molti di loro saranno poco influenzati dagli ultimi avvenimenti e risultati politici. Ma, e qui stanno le possibilità di sanzione attraverso il voto, potrebbero anche utilizzare informazioni più recenti, e forse cambiare il loro voto sulla base di queste informazioni. Se hanno gradito ciò che è stato fatto, premieranno. Se non hanno gradito, puniranno.

Dico una cosa che uno studente di comunicazione non dovrebbe dire: non sono i mass media a decidere di che cosa si discute, ma sono i cittadini. Non tutti i cittadini però: quelli che partecipano, che si mobilitano e mobilitano altre persone.

Precisiamo. Partecipazione e mobilitazione non vuol dire adunanze oceaniche di piazza, non solo. Partecipare alla politica vuol dire agire per influenzare le decisioni politiche e la scelta dei decisori politici. Fare un corteo, scrivere una lettera a un giornale, telefonare al centralino di Garagnani e fare sapere ai poveri centralinisti che non si è affatto d’accordo che esista quel centralino.

Se i cittadini partecipano, i Garagnani di turno hanno vita molto meno facile, e molte meno probabilità di farla franca. E questo è un bene per la democrazia. Non nel senso che Garagnani non è un bene per la democrazia, ma nel senso che la democrazia è quel regime politico in cui chi dissente è tollerato e incoraggiato a organizzarsi e mobilitarsi, per influire sulle scelte e renderle, appunto, più democratiche.

A Garagnani i cittadini hanno risposto, in tanti modi quasi tutti intelligenti. Protestando al centralino anti-dissenso (quindi, rivoltando contro se stessa la macchina da guerra dell’avversario), scrivendo lettere ai giornali, parlandone con altre persone per far capire loro l’esistenza e l’importanza del problema. Ovviamente anche i diretti interessati, i professori, hanno risposto. Facendosi intervistare sui media, chiedendo l’apertura di un’inchiesta ministeriale (aperta), parlandone con gli studenti. E i media hanno fatto il loro dovere, riportando le posizioni in campo nel dibattito, perché capivano che molte persone volevano che di questo si dibattesse.

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Copyright 2001 Cristian Vaccari
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Ultimo Aggiornamento: 2 Dicembre  2001